L'arte del costruire e del montare è il segno distintivo di Renzo Piano, nato da una famiglia di costruttori, i cui progetti sono sperimentali sia da un punto di vista tecnico che di scala urbana, infatti se c’è un filo conduttore è proprio il suo rapporto con la città. Progettare la torre più alta d'Europa su una stazione a Londra come l'inserire un nuovo e piccolo elemento a Parigi o sviluppare una zona verde nel nord Italia a Trento, e pensare al nuovo parlamento maltese nella città dei cavalieri della Valletta sono sfide che Renzo Piano e la sua squadra affronta per passione. A differenza di una retrospettiva, la mostra si propone di presentare questo particolare processo progettuale “partecipato”.
"Il metodo Piano" prende questa denominazione per la metodologia lavorativa che contraddistingue gli studi di Genova e Parigi; nella parte introduttiva della mostra oltre che illustrare il “laboratorio” lavorativo di Piano sono esposte le strutture leggere progettate a partire dagli anni ’60 ed il Centre Pompidou, progettato con il socio Richard Rogers, trampolino di lancio per acquisire una dimensione internazionale. Con lo stesso meccanismo progettuale dello studio lo spettatore vede come sono stati concepiti i design dei nuovi progetti del Whitney di New York, dell’ospedale di Emergency in Uganda, il palazzo di Giustizia di Parigi, attraverso schizzi inziali e via via disegni sempre più dettagliati fino ad arrivare ai modelli in scala. Ogni progetto sfrutta il potenziale dei materiali e acuisce le tecniche di costruzione. Il processo progettuale del “Metodo Piano” si avvale di numerosi modelli e li sviluppa infinite volte fino ad arrivare alla forma finale. La tematica della mostra si sviluppa intorno a sei famiglie di progetti in Europa e Stati Uniti, con un focus sul progetto umanitario in Africa.